Editoriale che racconta l’esperienza ai Campionati Europei in Georgia vissuto con emozioni contrastanti.
Durante questa nuova esperienza professionale ho vissuto quella che potrei definire l’elaborazione rapida dello sconforto, ma partiamo dal principio.
Arrivati a Batumi in Georgia ci siamo subito resi conto delle condizioni difficili in cui la città si trovava. Edifici fatiscenti nell’entroterra convivono con edifici di ultima generazione sulla costa.
Questa era il panorama che il visitatore poteva ammirare dal balcone della sala da pranzo dell’Hotel che ci ospitava, adornata con arazzi che ritraevano scene dell’impero romano.
Proprio grazie all’altitudine sul livello del mare, sulla quale l’hotel si trovava, lo Sputnik Hotel, sembrava di essere immersi in una foresta pluviale.
La vegetazione rigogliosa, la funivia sullo sfondo, il sole splendente e l’aria frizzante erano lo scenario nel quale eravamo immersi.
Per chi si fosse addentrato ai piedi delle colline dove soggiornavamo (come ha fatto maestro Pietro Roca) , lo spettacolo che avrebbe scoperto sarebbe stato dominato da edifici pendenti e costruiti con materiali d’emergenza.
In questo contesto si sono svolti i Campionati Europei di Pesistica Olimpica, e noi eravamo lì per questo.
In questa ennesima esperienza di trasferta internazionale, relativa a prestazioni agonistiche di alto livello, un aspetto che mi ha estremamente colpito è stata l’elaborazione rapida dello “sconforto”.
Con questo concetto intendo la velocità dell’atleta professionista nello sviluppo della risposta all’imprevisto drammatico.
Ho osservato e vissuto da vicino questa esperienza in tanti anni al seguito delle nazionali sportive ed ho oramai consolidato la consapevolezza secondo cui la prestazione agonistica rappresenta solamente la fine di una serie di sfide che quotidianamente l’atleta si trova ad affrontare.
Questa consapevolezza è stata quanto più evidente in questa competizione, in cui i nostri atleti, per motivi diversi durante la gara, hanno dovuto affrontare velocemente le condizioni avverse che si sono verificate. Vi racconto di alcuni loro sinteticamente:
Primo giorno di gara, all’interno della warm up area, adiacente alla pedana di gara.
Durante la prova di strappo, la campionessa Lucrezia Magistris ha subìto un lieve infortunio. Nonostante lo shock e la paura iniziale, l’atleta con le lacrime per la delusione dell’accaduto, ha deciso ugualmente di voler continuare la prova di slancio.
Anche un’altra atleta, pur non essendo al meglio della sua forma ha svolto la sua gara, portandola al termine senza ulteriori infortuni.
Lo slancio di Mirko Zanni, dopo una prima valutazione positiva da parte dei giurati, purtroppo è stato ritenuto nullo a causa di un’imprecisione tecnica comunicata all’atleta solo in un secondo momento. In questa prova la gioia immensa per un’alzata eccezionale è stata accompagnata dalla delusione del suo annullamento.
Ovviamente come fisioterapista sono affascinato da quello che è il movimento patologico e la reazione al dolore in tutte le sue forme. Ma al di là del risultato, di cui vado estremamente orgoglioso, lo sono ancora di più della forza che i nostri atleti hanno dimostrato nel reagire al dolore. Tale reazione non si esaurisce all’interno della gara ma continua in tutti i giorni d’allenamento che li separano dalla prossima competizione.
Durante questa, lo spettatore vede solo l’ultima parte del percorso dell’atleta e seppur sia nella logica dello sport è bene sempre ricordare che esiste un mondo d’esperienze sul quale si fonda il successo.
In questo senso l’infortunio sportivo è una componente del percorso di un atleta ed affrontarlo in scienza e coscienza permette all’infortunato ed allo staff tecnico-sanitario che lo supporta, di acquisire ulteriori conoscenze. Inoltre più il danno è importante e più le risorse da cui attingere per risolverlo sono di difficile reperimento, e il trovarle senza sapere di possederle stupisce ognuno di noi.
In tal senso il ruolo del fisioterapista è quello di aiutare l’atleta a trovare quelle risorse motorie di cui necessita per uscire dallo stato d’infortunio.
I nostri atleti hanno dato prova, per l’ennesima volta, di essere dei campioni ed elaborare rapidamente lo sconforto!